L’approccio “umano” alla vita

Gli esseri umani vivono immersi costantemente nei loro pensieri e nelle loro emozioni.
La vita, spesso, è un flusso ininterrotto di sensazioni e reazioni, di pensieri e proiezioni basate sulle proprie esperienze passate.

Quando ci si approccia allo yoga e si comincia a praticare si trova un’ oasi di calma e di pace che poi viene subito persa una volta che ci si sposta dal tappetino della pratica.
Questo succede perché si percepisce la pratica come qualcosa di separato dalla vita quotidiana. Si pensa, erroneamente, che a forza di praticare si raggiungerà un livello di pace e di distacco continuo ed ininterrotto e che non si proveranno più stati d’animo considerati negativi e si vivrà finalmente in una sorta di paradiso dorato dove tutto va sempre bene e nulla ci turba più.

Questo è uno dei tanti fraintendimenti che il nostro ego ci porta a vivere per un po’, finche’ qualche vicenda ci riporta coi piedi per terra e ci si accorge che il nostro essere umani rimarrà tale finche’ saremo vivi, per nostra fortuna! Lo yoga infatti ci indica dove guardare mentre le vicende della vita si susseguono. Ci insegna a trovare un centro di equilibrio più stabile di quello a cui siamo abituati. Fin da piccoli, infatti, ci viene insegnato ad identificarci con quello che pensiamo e che proviamo, con quello che facciamo o non facciamo

La prospettiva Yoga

Lo yoga ci indica la possibilità di accorgerci che c’è una parte di noi capace di osservare ciò che accade, che siano anche i propri pensieri ed emozioni, che è meno in balia degli eventi ed è più calma. Questo non significa che ciò che pensiamo e proviamo non ci tocchi più, solo viene visto da una prospettiva più ampia, meno personale.

Lo yoga ci da gli strumenti per osservare ed accogliere qualsiasi evento psichico si presenti alla nostra consapevolezza.

Lo yogi entra nel suo mondo interno con intento oggettivo, con “distacco” si dice anche.
Distacco che non significa assenza d’interesse o freddezza e cinismo, ma semplicemente osservare ciò che accade senza cercare di interpretarlo oppure di modificarlo volutamente.
Con la pratica lo yogi crea un punto di vista “super partes” appunto detto anche “testimone” che partecipa e osserva ciò che accade senza intervenire direttamente.
La pratica diventa uno spazio privilegiato in cui accogliere e osservare tutti i movimenti della coscienza momento per momento.

I benefici e la sapienza Yogica

Dopo aver creato uno spazio di consapevolezza e aver assunto la prospettiva del testimone si possono osservare pensieri, sentimenti, emozioni e pulsioni avvicendarsi sullo schermo della coscienza.
Se si parte da uno stato d’animo molto agitato è possibile scegliere una pratica dinamica e disintossicante all’inizio, che poi porti via via ad una condizione sempre più interiorizzante.

Quando si è nella giusta condizione ogni cosa che si affaccia alla consapevolezza diventa fuoco che alimenta la motivazione del praticante: come se si accendesse un grande falò alimentandolo con ogni pensiero, emozione, sentimento.
Questo fuoco non distrugge ma trasforma e ci fa comprendere che tutto è Prana, tutta la manifestazione è Shakti, cioè Vita.
La posizione silenziosa e consapevole da cui si osserva è Shiva.

Ecco che si realizza l’unione degli apparenti opposti, ciò che in realtà non può essere separato prende coscienza della sua unicità.

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